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La Giuva di Malesani: un calcio alla mediocrità

  • Immagine del redattore: Giorgia Bonafini
    Giorgia Bonafini
  • 12 gen 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 9 feb 2023


Esiste un Alberto Malesani tecnico del calcio e un Malesani produttore di vino.

Io prediligo il secondo, ma perché amo il vino e meno il calcio.

Eppure, anche nel far vino è richiesto il gioco di squadra: Giulia e Valentina Malesani (da cui l’acronimo Giuva) con il papà Alberto, hanno avuto l’intuizione di svestire i grandi classici della Valpolicella.

Nel mezzo del cammin della Val Squaranto, a pochi chilometri dalla città scaligera, dove i terreni sono calcarei e dalle costanti pendenze, si produce un vino di altri tempi…quelli futuri, ma con uno sguardo rivolto sempre al passato e alle tradizioni.


Ad avvalorare ancor più il loro impegno, è la scelta di un’esposizione contraria di alcuni vigneti. Nord e Ovest. Una garanzia per la persistenza della freschezza e aromaticità nei loro vini.



Fra tutti, ho scelto il famigerato Amarone, l’Aristide, l’esperienza massima della “svestizione” qui contemplata. Figlio austero del recioto, qui assume un volto più giovane, fresco, di una bevibilitá straordinaria, a discapito dei suoi 17 gradi. Svestito della durezza tipica dell’Amarone, ma non della sua austerità, fa 70% Corvina, 25% Corvinone, 5 % Rondinella, 36 mesi in barrique francesi e un riposo di almeno un anno in bottiglia.

Il risultato di un gioco di squadra tra professionisti e l’imprevedibilità che comporta il gioco con la natura. Al naso è complesso di frutta matura e si allunga su note speziate. Più evolve e più il soffio pepato, quasi mentolato, diventa percettibile. Al palato serico e avvolgente. Tannino netto, ma morbido.

Per me vale un viaggio sotto il cielo stellato con le note di “Stairway to heaven”.

Comunque, lo possiamo dire: Malesani un calcio alla mediocrità lo ha dato!


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